di Stefano Tonetto

La manifestazione di inaugurazione, rimandata per il maltempo, è avvenuta ieri con il taglio del nastro sotto l’arco fiorito di rose alla presenza di: Fabio Giulivi del sindaco di Venaria, Monica Federico Assessore all’Attività economiche e produttive – Commercio di Venaria ed il Mirco Repetto direttore Fondazione Via Maestra.

La Festa delle Rose è nata nel 2002 per esaltare il particolare unicum architettonico e ambientale che include la magnificenza della Reggia e dei suoi giardini, la città di Venaria Reale ed il suo borgo antico. È partendo da questa unicità che la Fondazione via Maestra per conto della città di Venaria Reale organizza e promuove la Festa delle Rose, ormai giunta alla 6° edizione.

Fin dalla prima edizione questa particolare liaison tra borgo e Reggia è diventata un appuntamento identitario della città, rispecchiando la volontà della città di Venaria di essere protagonista anch’essa dello sviluppo turistico e della valorizzazione del territorio, sia perché si riprende il filo interrotto e sia perché in questi due anni di fermo si è provato a costruire una Festa delle Rose come contenitore non solo di bellezza legata la mondo floreale, ma anche di temi oggi così decisivi come l’ambiente e la sostenibilità. L’esposizione di fiori è affiancata da appuntamenti, laboratori, incontri e performance che affrontano il tema della sostenibilità ambientale sia come tema generale che specificatamente per la città di Venaria.

I fiori, le essenze, i profumi come cornici naturali per affrontare i temi previsti dall’agenda 2030 realizzano  un percorso formativo e inclusivo che prevede il coinvolgimento di scuole e  bambini con laboratori a loro dedicati insieme a famiglie e a cittadini.

A completare la Festa delle Rose torna anche: “FRAGRANZIA” dedicato al mondo dei profumi e realizzata in collaborazione con Mùses – Accademia Europea delle Essenze.

Nello stesso giorno è stato inaugurato nella chiesa di S. Umberto a fianco della Reggia di Venaria il plastico di Via Maestra ora chiamata via Andrea Mensa, realizzato con la stampante 3D dai bravissimi soci modellisti dell’associazione “296 Model” di Venaria.

Il Presidente dell’Associazione Gennaro Ciotola ha espresso soddisfazione per aver potuto esporre tale opera alla Reggia ed ha ringraziato Guido Curto, Direttore Generale della Reggia e del Consorzio delle Residenze Sabaude.

Nel suo intervento Guido Curto ha manifestato piacere di ospitare tali opere ed ha ringraziato i soci della 296 Model per avergli spiegato molto bene come hanno realizzato il modellino.

Felicità per la manifestazione è stata espressa sia dal sindaco di Venaria Fabio Giulivi che dal suo vice Gianpaolo Cerrini che stanno lavorando affinché la città di Venaria diventi una città in cui prenderanno forma molti importanti e grandi progetti.

Tale opera è stata chiamata “il Sogno di Castellamonte” per rendere omaggio al celebre e illustre architetto della scena barocca piemontese Amadeo di Castellamonte e al suo progetto della via Maestra. 

La via Contrada Granda o Maestra – come si chiamava agli albori – fu l’elemento urbanistico attorno al quale ruotò, nella seconda metà del Seicento, la riplasmazione del preesistente borgo rurale di Altessano Superiore (poi Venaria Reale). 

Per circa due secoli costituì il fulcro dello sviluppo edilizio della Venaria Reale, città voluta dal duca di Savoia Carlo Emanuele II quale residenza dinastica “di piacere di caccia”. La via fu concepita dal primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte quale asse stradale cittadino, prospetticamente incentrato sulla coeva Reggia di Diana. 

Gli edifici che vi si affacciano sono caratterizzati da un’uniformità estetica sobria e severa, sia nel disegno sia nell’altezza, che si manteneva costante su tutto il percorso, creando un effetto cannocchiale verso la Reggia. 

La Contrada Maestra all’inizio dell’Ottocento venne denominata Rue Grande e dal 1850 via Carlo Alberto. Dal 1943 al 1945 cambia nome in via Ettore Muti, poi dal 1945 al 1947 riprende la denominazione di via Carlo Alberto. Nel 1947 assume il nome di via Andrea Mensa, venariese caduto per la libertà.

Il progetto costruito sulla base dei disegni del Castellamonte (Castellamonte Amedeo, Venaria Reale. Palazzo di piacere e di caccia, Zapatta, Torino, 1674) è stato realizzato in scala 1/100, dalle mani e dal lavoro certosino dei modellisti: Giovanni Reviglio (progettista); Albino Ingrassia (aiuto progettista); Cav. Gian Battista Ruffino (consulente di falegnameria); Carlo Rionda (specialista della carta e del cartoncino); Giacomo Massa (specialista dell’invecchiamento); Piero Carmine (addetto alle spese e contabile); Mirko Boscoli, Gennaro Ciotola, Lorenzo Consiglio, Corrado Coroneo; Davide Gallina, Lino Gubeila, Riccardo Mantovan, Carlo Martini, Filippo Mongiovì, Elisabetta Picardi, Giuseppe Sanfratello, Gerardo Spisso, Giuseppe Stramaglia, Lorenzo Zambelli, Italo Rocchetti e Daniela Ruffino.

“Quest’opera la vogliamo dedicare alla memoria di Italo, Carlo e Daniela, che troppo presto ci hanno lasciato”, commenta con un velo di emozione Ciotola. 

Quest’opera, di lunghezza di 8 metri per una larghezza di 1,50 metri, è stata prodotta con una riproduzione molto particolareggiata in tutte le sue parti. 

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